Ribellione by Fëdor Dostoevskij

Ribellione by Fëdor Dostoevskij

autore:Fëdor Dostoevskij [Dostoevskij, Fëdor]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788831015189
Google: YthuEAAAQBAJ
editore: Salani
pubblicato: 2022-05-18T22:00:00+00:00


Il percorso di Dio e il percorso dell’uomo

Qui, ora, occorre osservare quanto le considerazioni di Ivan dipendano dalla sua prospettiva, dall’angolazione del suo sguardo, e quindi da cosa vede (cosa c’è, dunque, alla base del suo discorso). Credo che sia essenziale concentrarsi sull’influenza che ha, per Ivan, il passaggio del tempo nella sua costruzione. Il tempo, e il suo trascorrere, è essenziale nella ricostruzione del percorso verso l’armonia. Il male è messo in relazione al risultato armonico cui tenderebbe Dio attraverso un rapporto di prima-durante-dopo. Dallo stadio dell’innocenza (i bambini) si passa al male (l’uomo che lo agisce) per arrivare infine alla pace (appunto l’armonia). Esiste, voglio dire, un dinamismo progressivo, per Ivan assolutamente contraddittorio e anche per questo insopportabile (non è insopportabile soltanto la sofferenza; lo è, forse ancor di più, la circostanza che la sofferenza palesemente ingiusta entri nel percorso che porta all’armonia, in un certo senso che contribuisca a causare l’armonia). Il disegno di Dio, quindi, è immerso nel tempo, consta di un’evoluzione, si realizza attraverso il cambiamento. L’uomo disegnato da Ivan, invece, è statico, sempre uguale, sempre lo stesso. Ivan lo dice chiaramente, quando per esempio esclude che la prospettiva che il bambino, oggi innocente oggetto di violenza, sarebbe diventato domani colpevole adulto, possa far comprendere che sia chiamato a soffrire. No, il fatto che sarebbe diventato adulto, e si sarebbe macchiato necessariamente delle scellerataggini da Ivan attribuite all’adulto, non serve a fargli capire perché, tanto quanto chi è già adulto, sia destinatario del male. Insomma, mentre il disegno di Dio è paragonabile a un film, in cui le scene cambiano insieme agli interpreti, i loro riferimenti e le loro azioni, l’essere umano di Ivan è una fotografia, la stasi, l’essere sempre uguali, non collocati nel tempo (che entra in gioco soltanto per evidenziare il male, per esempio nella scena dell’infante che prima viene fatto giocare e poi viene ucciso davanti agli occhi della madre). Se non c’è percorso non può esserci redenzione. Non può esistere la redenzione laica nemmeno per il povero Richard, che morirà avendo sulle labbra il nome di Dio, che morirà perdonato da Dio, ma non dagli uomini, tutti quanti a cantare insieme a lui le lodi del Signore perché lui sì è redento, ma incapaci di redimersi a loro volta e di perdonarlo evitandogli la morte (sono gli esseri umani che lo accompagnano al patibolo, gli esseri umani che gioiscono per la sua conversione, quelli a cui guarda Ivan quando racconta la vicenda).

Capitolo quinto, il Grande Inquisitore sta terminando il suo monologo, la sua contestazione a Gesù Cristo: «[…] domani stesso vedrai questo docile gregge che al primo mio cenno correrà a portare carboni ardenti sotto il fuoco del tuo rogo, il rogo al quale ti manderò per essere venuto a disturbarci. Giacché se qualcuno più di tutti ha mai meritato il nostro rogo, quello sei Tu. Domani ti consegnerò alle fiamme. Dixi’».

Riprende Ivan, dopo aver dialogato per un paio di pagine con il fratello Alioscia, che gli chiede infine come



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